SonoCloud: per superare barriera ematoencefalica

Un gruppo di neurochirurghi francesi degli Ospedali Universitari Hôpitaux Universitaires La Pitié-Salpêtrière di Parigi ha messo a punto il primo studio clinico su un dispositivo a ultrasuoni per aprire un varco nella barriera ematoencefalica: il suo nome è “SonoCloud”.

La barriera ematoencefalica impedisce a tossine e sostanze pericolose di accedere al cervello, proteggendolo. L’aspetto negativo, però, cosniste nel fatto che la stessa azione difensiva viene messa in atto anche contro i farmaci, riducendone così l’efficacia. Ciò ostacola i trattamenti per le malattie neurologiche o oncologiche. Solo una minima parte dei medicinali iniettati fa realmente effetto, il resto viene “bloccato” dalla barriera.

L’obiettivo degli studi effettuati finora era quello di trovare il modo di aprire una breccia temporanea in questa barriera, in modo da consentire ai farmaci di attraversarla, senza però provocare danni permanenti. “SonoCloud” sembra rispondere a tali esigenze.

Prodotto da una spin-off privata, è grande 11 mm e si impianta nel cranio.

I ricercatori hanno combinato l’iniezione endovenosa di microbolle di un gas innocuo (PFC) con gli ultrasuoni, generati dal “SonoCloud”. Dopo soli due minuti di somministrazione degli ultrasuoni, hanno iniettato nei pazienti il trattamento chemioterapico. L’esame di risonanza magnetica con mezzo di contrasto ha rivelato la presenza del farmaco nel tessuto cerebrale tumorale: gli ultrasuoni avevano aperto un varco nella barriera ematoencefalica.

Ora saranno necessari ulteriori studi di approfondimento, utili a ridurre la dose di farmaci, valutare l’efficacia degli ultrasuoni su altre patologie neurologiche e realizzare un dispositivo meno invasivo che non richieda l’impianto.

SonoCloud

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