Transgender diventa mamma
Trevor MacDonald, transgender di 31 anni, ha dato alla luce e allattato i suoi due figli.
Nato donna, ha iniziato la transizione circa otto anni fa. Prima ha cambiato nome e sesso nella carta d’identità, poi ha intrapreso una cura ormonale, con conseguente comparsa di peli e modificazione della voce.
Quando la storia con il compagno si è fatta più seria e stabile, è sopraggiunta la voglia di un figlio. Dopo aver pensato in un primo momento all’adozione, assai difficile da ottenere, ancor più per una coppia composta da un transgender e da un omosessuale, i due hanno pensato di procreare naturalmente. Trevor, infatti, pur avendo assunto fattezze maschili, non ha mai sentito la necessità di ricorrere all’asportazione dell’utero, pertanto è del tutto in grado di avere un figlio.
Una volta presa la decisione, ha fatto seguito un’attenta pianificazione in modo tale da far coincidere i mesi finali della gravidanza con il periodo invernale, così da poter nascondere il pancione sotto maglioni e cappotti.
“In tanti notavano che ero ingrassato, ma nessuno sospettava che fossi in dolce attesa – racconta Trevor al The Guardian – I nostri vicini non si sono resi conto di nulla fino alla nascita del piccolo.”
Trevor e il compagno sono poi diventati genitori una seconda volta. I figli hanno oggi cinque e 18 mesi. Entrambi sono stati allattati da MacDonald, nonostante l’intervento di chirurgia estetica al seno, ricorrendo al suo latte e a quello gentilmente fornitogli dalla comunità.
Un giorno, lui, il compagno e il loro primogenito si trovavano a cena in un ristorante. Il bambino aveva fame, così Trevor si apprestò ad allattarlo ma per farlo preferì andare in bagno: “Mi sono sentito sotto pressione, come se potessi essere tacciato di lussuria solo perché stavo nutrendo il mio bambino.”
La sua esperienza ha fatto di lui un paladino dell’allattamento naturale e della “maternità maschile”.
“A tutti sembra ovvio affermare che un trans non avrà mai il desiderio di maternità – sottolinea MacDonald -, ma sono luoghi comuni smentiti dai fatti. A un bambino non importa con quale pronome, se maschile o femminile, si rivolge a voi la società.”