Tiroidite. Sono passati 33 anni da quel 26 aprile 1986, giorno del disastro nucleare di Chernobyl che nell’immediato ha provocato 65 morti ma i cui effetti si sono protratti nel tempo. Fra questi anche oltre 4.000 casi di tumore della tiroide tra i neonati, i bambini e i giovani compresi tra gli 0 e i 18 anni, anche se nella maggioranza dei casi si sono registrate guarigioni. Ma c’è un nesso fra quel terribile incidente e l’aumento delle tiroiditi in Europa, anche nel nostro Paese? Contrariamente a quello che possono pensare in tanti, in realtà no e ve lo spieghiamo in questo articolo.

Tiroidite, le radiazioni di Chernobyl non hanno aumentato i casi

Le conseguenze devastante dell’incidente nucleare di Chernobyl effettivamente sono durate a lungo e hanno provocato problemi fisici importanti non soltanto in quella zona dell’attuale Ucraina e nei Paesi del Nord.
Ed è anche stato dimostrato che almeno nel primo periodo successivo alle fighe di gas tossici c’è stato un aumento del rischio di cancro della tiroide, ma soltanto nelle zone vivine (quindi anche in Russia e Bielorussia), nei minori di età esposti alle radiazioni.
Ma l’aumento del pericolo di neoplasie è stato verificato soltanto nei primi cinque anni dopo l’esplosione, mentre in quelli successivi è diminuito e oggi si può considerare praticamente nullo come hanno attestato diverse ricerche da parte degli endocrinologi.
Quindi se in Italia qualcuno ha l’impressione che le tiroiditi e i tumori della tiroide siano aumentati negli ultimi trent’anni è semplicemente perché rispetto agli anni Ottanta sono aumentati i controlli, soprattutto quelli ecografici che un tempo non venivano utilizzati e quindi non permettevano di individuare in tempo le malattie.
In pratica, mentre il tasso di mortalità per il tumore alla tiroide è rimasto praticamente invariato, in compenso è cresciuto il numeri delle tiroiditi che sono state diagnosticate perché adesso è più facile analizzare la formazione dei noduli.
Quindi la notevole distanza geografica dal luogo dell’incidente (sono quasi 2400 chilometri fino al confine italiano da Chernobyl) porta a pensare che l’aumento dei problemi alla tiroide, sia i tumori che le tiroiditi, rientrano nella norma delle statistiche.

Radiazioni e tiroide

Ma cosa sono le radiazioni ionizzanti e perché possono essere considerate un fattore di rischio per l’aumento delle infiammazioni alla tiroide? Le ricerche hanno dimostrato anzitutto che possono passare anche diversi anni tra l’esposizione alle radiazioni e le manifestazioni che ne derivano per il corpo umano, senza che nessuno se ne possa accorgere.
Chiaramente se la dose di radiazioni è alta, cresce anche il rischio per la salute, in questo caso per le tiroiditi, ma anche basse dosi di emissioni possono causare un aumento del rischio e al momento non è possibile stabilire un livello di sicurezza sotto il quale il rischio di sviluppare problemi di salute sia pari a zero.
Allo stesso modo è stato dimostrato scientificamente che le probabilità di ammalarsi aumentano in maniera decisa quando si viene esposti da bambini mentre diminuiscono con l’aumentare dell’età. E questo rischio vale anche per l’esposizione quando il neonato è ancora un feto.
E veniamo ad esaminare le radiazioni ionizzanti. Ogni energia prodotta da una fonte è definibile come radiazione che si diffonde sotto forma di onde elettromagnetiche. Le onde con maggiore lunghezza e minore frequenza trasportano meno energia. Al contrario quella corte e con maggiore frequenza trasportano più energia.
Le radiazioni ionizzanti sono quelle con maggiore energia e ne fanno parte i raggi X, quelli gamma, le particelle alfa e le particelle beta oltre ad una porzione di raggi ultravioletti. In realtà però sono dannose per l’uomo solo le radiazioni ionizzanti e i raggi ultravioletti. In particolare il nostro Dna è molto sensibile alle sollecitazioni delle radiazioni e questo rappresenta un problema perché per sua natura è anche la parte del nostro organismo che contiene i comandi per il corretto funzionamento dell’organismo.
Le radiazioni ionizzanti possono rompere i filamenti di Dna o cambiarne la struttura, modificando le informazioni che trasportano al resto del corpo. Quindi le cellule possono morire oppure subire alterazioni irreparabili (le cosiddette mutazioni), portando a scompenso gravi come le tiroiditi o ancora di più il cancro alla tiroide.

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