Da oltre un secolo copre tutt0, alimenti, vestiti, fiori. Persino  Moana Pozzi  fece scalpore  nel programma l’Araba fenice del 1988, quando si presento’ ‘vestita’ solamente da un sottile velo di plastica trasparente. A compiere cento anni e’ il cellophane, inventato nel 1908 dallo svizzero trapiantato a Parigi Jacques Brandenberger,  ma e’ solo quattro anni dopo che l’imprenditore elvetico perfeziona il brevetto per il macchinario che dara’ il via su scala mondiale alla sua ‘plastica rivoluzione’.

 Secondo la leggenda tutto partì in un ristorante. Brandenberg stava consumando il suo pasto, quando un cliente del locale, seduto ad un altro tavolo, versa un bicchiere di vino rosso sulla tovaglia, macchiandola . Proprio in questo momento scattò il lampo di genio, per rendere impermeabile il tessuto lo si poteva ricoprire in un velo di cellulosa. La prima idea, pero’, non funziona, perche’ la viscosa si stacca dai tessuti. E’ pero’ una pellicola sottile, trasparente e impermeabile. E’ il primo passo verso il cellophane, punto di arrivo della trasformazione della cellulosa delle piante in una pellicola resistente all’acqua

Ancora oggi il cellophane ha quote notevoli di mercato nel settore del packaging, Italia e Francia si contendono il titolo di terzo utilizzatore, dietro a Usa e Gran Bretagna, escludendo Giappone e Cina. L’industria dell’imballaggio rappresenta l’1,5% del Pil nazionale, con un fatturato di 24 miliardi di euro per i materiali e di 4 miliardi di euro per i macchinari, con una quota importante sul versante dell’export. Ottantatre anni fa la prima fabbrica di cellophane italiana, quella messa su nel 1929 dal conte Paolo Orsi Mangelli, imprenditore forlivese e storico proprietario di cavalli da corsa.

 

 


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