E’ stato molto lungo il processo che ha portato, soltanto nel secolo scorso, al trionfo di questo alimento.
Un successo che dall‘Italia si è esteso a tutto il mondo.
Nell‘Ottocento si avvia la produzione di massa della pasta e , la passione dilaga così tanto al punto che i maccheroni venivano cotti all’aperto dagli ambulanti (i maccaronai) e mangiati per strada.
Ma come si è arrivati alla vera esplosione del made in Italy?
I Greci e i Romani già ricavavano dai cereali polente, focacce e schiacciate.
Queste ultime, una volta asciugate venivano tostate, tagliate a strisce e condite con vari intingoli.
Dunque la forma e il modo di consumarle possono far pensare a un preannuncio della pasta.
Ma passeranno secoli prima di utilizzare i grani meno teneri, selezionare le farine più adatte e che, per la cottura, si usi l’acqua bollente.
Continuiamo il nostro viaggio nel tempo.
Siamo in Sicilia, intorno all’anno Mille. Qui, dal fecondo e continuo scambio con la cultura araba e con tutta l’area mediterranea, nasce la tecnica di produzione della pasta.
Anche se ci vorrà ancora del tempo prima che da prodotto di élite diventi di consumo universale.
Ma veniamo all’incontro tra la pasta e il pomodoro.
Questo ortaggio è giunto da molto lontano, dall’America, dopo i viaggi di Colombo. E per qualche tempo i botanici tedeschi lo ritennero addirittura una pianta tossica.
Ma nell’Ottocento, secolo cruciale per il nostro destino alimentare, ecco il colpo di genio dei napoletani, che cominciano a condire gli spaghetti con la salsa di pomodoro.
E’ la svolta di un sapore ed un colore che conquisteranno il mondo.
Cosa succede all’organismo se smettiamo di mangiare la pasta
Molti pensano che ridurre il consumo di pane e pasta sia l’ideale per perdere peso. Quando si va a ridurre l’apporto di carboidrati, infatti, la perdita di pesa è uno degli effetti immediati. Questo però non significa che si stiano perdendo grassi. Ciò che invece si sta eliminando è l’acqua. Pietro Migliaccio, nutrizionista presidente emerito della Società Italiana di Scienza dell’alimentazione (S.I.S.A) ha spiegato che ogni grammo accumula da tre a quattro volte il suo peso in acqua e questo comporta che non appena si inizia ad eliminare i carboidrati e si utilizza il glicogeno, ogni grammo in meno di carboidrato corrisponde a 3 grammi persi di acqua.
I carboidrati inoltre sono la principale fonte di energia per il nostro cervello. Migliaccio, infatti, sottolinea che i grassi bruciano al fuoco dei carboidrati e questo significa che se non ci sono carboidrati a sufficienza il metabolismo si blocca e si ferma a livello dei corpi chetonici che sono tossici per l’organismo e vanno a ridurre la massa magra poiché vanno a colpire i muscoli. Il cervello entra quindi in una sorta di annebbiamento ed è anche causa di alito cattivo, debolezza, vertigini, stanchezza, nausea e insonnia. Con l’eliminazione dei carboidrati ciò che diminuirà drasticamente è l’energia fisica poiché i carboidrati sono di sostegno negli esercizi di resistenza e di potenza.
Quando l’apporto di carboidrati non sarà più sufficiente il benessere mentale e fisico potrebbe peggiorare drasticamente. Chi però volesse apportare modifiche alla propria alimentazione potrebbe optare, piuttosto che per la rinuncia ai carboidrati, per quelli integrali che hanno un assorbimento più lento ed evitano l’innalzamento dei livelli di zucchero nel sangue tipico dei carboidrati raffinati. I cereali integrali sono utili per innalzare le quantità di fibre che si assumono in modo da stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue e ridurre il rischio di malattie croniche e obesità.