Prima i Casamonica, adesso i Riina, la mia domanda è: quanto è utile portare in televisione membri di famiglie immerse nella criminalità organizzata fino ai capelli, ai fini dell’informazione?

C’è chi ritiene che Le Iene, Striscia la notizia e altri “programmi rivoluzionari e controcorrente” sopravvivono solo grazie alla luce riflessa dei loro tempi d’oro, e grazie all’ignoranza del moderno italiano medio.

Ieri sera è andato in onda un filmato delle Iene , il programma in onda su Italia1, in cui si denunciava la presunta ingiustizia che ha subito la nipote di Totò Riina.
A causa del suo cognome, è stata licenziata dopo 12 anni di lavoro presso una concessionaria di automobili.

Sul web , i fan del programma si sono fatti sentire per solidarietà alla donna ma altri l’hanno fortemente criticata:

“Le colpe dei padri (in questo caso, anche degli zii) ricadono sui figli. E certe colpe hanno una eco che risuona a distanza di decenni.
Anche se lei non ha colpe ed è incensurata, il cognome che si trascina dietro come un fardello la segnerà a vita. “

Detto questo, con un cognome simile non capisco perché non cambiarlo per distaccarsene completamente, rinnegandolo.

“Si vabbe c’è una bella differenza tra io “Io non l’ho mai visto” a “Sono andato a trovarlo in carcere ed abbiamo parlato tanto “.. la cosa puzza e parecchio!”

“Zio e padre muravano la gente viva ma lei dormiva.”

“Questo servizio é un insulto per Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa e tutte le persone oneste che hanno combattuto e sono state uccise dalla mafia. Dopo questa, mi dispiace ma chiudo co sto programma del c….o.”

“Quindi se io faccio di cognome ‘Bin Laden’, non devo uscire di casa? (Esempio)
Ma in che mondo siamo finiti?”

nipote riina

 

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