La chiamano  “vita da universitari” semplicemente perché ogni altro appellativo suona volgare o stona.

La realtà dei fatti è che la maggior parte degli universitari si alzano la mattina, fanno colazione e iniziano a studiare o vanno a lezione. A intervalli regolari di brevi pause atte a rifocillarsi si studia senza tregua, in un modo o nell’altro.

Ci impegniamo e viviamo i nostri successi e i nostri insuccessi a modo nostro, meglio che possiamo.

Il problema fondamentale di questa vita è che la maggior parte di noi praticamente lavora dalla mattina alla sera e dev’essere ancora mantenuto da mamma e papà.

Le borse di studio ormai nella maggior parte dei casi in Italia sono una presa in giro, prima te le danno e poi per il minimo errore o per la minima svista su qualche documento (che a volte risulta anche altamente inutile) viene tolta. E gliela dobbiamo ridare con gli interessi!

L’Italia, l’unico Paese in cui andare fuoricorso è la normalità.

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L’Italia, l’unico Paese in cui gli studenti di ingegneria vedono laboratori di rado, talmente di rado che spesso si dimenticano anche l’entrata.

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L’Italia, l’unico Paese in cui ci sono più laureati in Lettere che studenti alle elementari.

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L’Italia, l’unico Paese in cui le tasse universitarie aumentano e i servizi diminuiscono.

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Io frequento l’Università di Bologna, altrimenti detta UniBo, e per me andare in Segreteria è la peggior punizione al mondo: in quel luogo temuto da studenti e non solo, lavorano persone inette e altamente incompetenti. Non oso pensare cosa sarebbe successo se non ci fossero stati i computer a fare la maggior parte del lavoro, sarebbe stato il caos in Università.

Mi dicono che questa è una delle Università migliori d’Italia. Ancora oggi mi chiedo come sia possibile e non oso immaginare come sia la peggiore università italiana.

Mi preme ricordarvi che calpestiamo giornalmente il suolo in cui sono nate le prime università, siamo stati la culla della cultura per secoli e ora dobbiamo vergognarci del nostro stesso Paese.

Non ho parole.

Trovatele voi per me.

L’Italia, l’unico Paese in cui… finite voi la frase.

 

Caterina Perilli

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