Quasi 1,2 miliardi di euro tra gennaio e dicembre 2018 e circa 570 milioni di euro nel solo periodo tra l’inizio di novembre 2018 e la fine di febbraio 2019. Tanto hanno speso gli italiani semplicemente per curare i sintomi influenzali, dalla semplice tosse e febbre sino alle influenze più gravi comprese le forme intestinali.

Statistica salute Iqvia


Numeri certificati da Iqvia, la società specializzata nella raccolta di dati e cifre sulla sanità mondiale che offre consulenza alle imprese del settore. Il risultato dopo un attento esame dei numeri è che gli italiani nell’anno solare 2018 hanno tirato fuori di tasca propria 1 miliardo e 187 milioni di euro solo per i farmaci non prescrivibili (quindi non coperti dal ticket), per il 95% finiti nelle casse delle nostre farmacie.
Scendendo nel dettaglio, come sottolinea l’Ansa, si è registrato un aumento del 5,2% sulle vendite di farmaci contro la tosse per una spesa pari a 322 milioni di euro: 150 milioni di euro sono costati i
sedativi per la tosse, superati dagli espettoranti con 172 milioni di euro-. E in cima alle richieste degli italiani per combattere l’influenza c’è sempre il classico paracetamolo, che è antipiretico e analgesico per eccellenza.

Influenza e abuso di farmaci


C’è però anche un’inversione di tendenza: nel periodo che va dal 1° novembre 2018 al 28 febbraio 2019 i farmaci per la cura personale dei sintomi influenzali, cioé quelli che si possono vendere senza obbligo di prescrizione da parte di un medico, sono leggermente in calo in confronto allo stesso periodo a cavallo tra il 2017 e il 2018 quando il picco degli ammalati era stato comunque più alto.
I dati confermano che c’è stato un calo dello 0,2% nella richiesta di antitosse, espettoranti, antipiretici, decongestionanti e anti-allergici. In compenso però è aumentata del 10,6% la richiesta di prodotti anti-allergici da banco, del 3,6% quella di prodotti specifici per il mal di gola e del 3,2% quella di soluzioni saline nasali.
Ogni anno l’influenza, in forme più o meno gravi, colpisce quasi 10% degli italiani e quest’anno il picco massimo si è raggiunto tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, in particolare nelle fasce di età pediatrica sotto i 6 anni e negli ultracinquantenni.

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