Infezione da Helicobacter pylori e ulcera

Per tanto tempo si è pensato che l’ulcera fosse legata a stress o al consumo di cibi piccanti o acidi, ma alla fine degli anni ’80 si è fatta strada un’altra ipotesi, ovvero l’esistenza di un batterio responsabile di tale disturbo.

Nel 1982, due medici australiani Robin Warren e Barry Marshall isolarono per la prima volta l’Helicobacter pylori, definendolo come il miglior candidato per spiegare lo sviluppo dell’ulcera gastrica e duodenale, ma la comunità scientifica accolse con freddezza questa scoperta, tanto che si dovette aspettare 12 anni prima che venisse ufficializzata l’esistenza di una stretta correlazione tra l’ulcera gastroduodenale e l’infezione da Helicobacter. Il primo trattamento antibiotico fu approvato nel 1996 dalla Food and Drug Administration (Fda) negli Stati Uniti.

Nel 2005, Marshall e Warren hanno ricevuto il premio Nobel per la medicina proprio per la scoperta dell’Helicobacter.

Oggi si stima che circa il 90% delle ulcere duodenali e l’80% di quelle gastriche siano di origine infettiva.

Non si hanno ancora dati certi sulle modalità di trasmissione dell’infezione, ma si pensa che possa avvenire per via orale, oro-fecale o mediante il contatto con acque o con strumenti endoscopici contaminati.

L’infezione è spesso asintomatica, ma talvolta può provocare gastrite e ulcere a livello dello stomaco o del duodeno, per cui i sintomi sono collegati a tali patologie. Il segnale principale è rappresentato da bruciore o dolore nella parte superiore dell’addome, soprattutto lontano dai pasti e di primo mattino, quando lo stomaco è vuoto. Ma può manifestarsi in qualsiasi momento, con una durata che varia da pochi minuti fino ad alcune ore. Più raramente insorgono nausea, vomito e perdita di appetito.

A lungo andare, se non trattata a dovere, tale infezione può aumentare di 2-6 volte il rischio di carcinoma gastrico, il secondo cancro più comune nel mondo.

La diagnosi viene effettuata mediante diversi test: sierologici, che consistono nella ricerca nel sangue di anticorpi IgG specificamente diretti contro H. pylori; del respiro, valido per misurare la quantità di anidride carbonica emessa con l’espirazione; endoscopia, mediante il quale vengono prelevati campioni della mucosa dello stomaco e del duodeno, poi analizzati al microscopio alla ricerca del batterio.

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