Con l’espressione Helicobacter pilory si fa riferimento ad un particolare microrganismo che funge da principale responsabile di infezioni croniche allo stomaco.

La sua denominazione fa riferimento alla conformazione del batterio a spirale (helicobacter) e il piloro (pilory), zona interposta tra lo stomaco e l’intestino. Ma com’è possibile che una particella così microscopica sia in grado di portare gravi danni?

La risposta risiede nella sua resistenza a pH compreso tra 1 e 2. L’acido gastrico non riesce a sconfiggerlo, anzi: l’habitat ideale dell’Helicobacter pilory è proprio la zona mucosa presente all’interno dello stomaco.

Come scoprire helicobacter pylori

I principali responsabili della sua scoperta sono Robin Warren e Barry Marshall, due scienziati australiani. L’episodio è stato del tutto casuale: i due avevano dimenticato delle piastre con dei succhi gastrici all’interno del laboratorio. Ma nel giro di pochissimo tempo notarono l’insorgimento di colonie di Helicobacter pilory, che all’occhio nudo si presentavano sotto forma di patina.

Fu una vera e propria innovazione, in quanto fino alla fine dell’Ottocento si era sempre pensato che lo stomaco fosse sterile. Anche se in realtà c’è chi sostiene che il vero scopritore del batterio fu l’italiano Giulio Bizzozero nel 1893: egli però, lo rilevò all’interno dello stomaco di alcuni cani, senza sapere di cosa si trattasse.

Ma grazie a diversi studi condotti nel XX secolo, si ha avuto modo di osservarne attentamente la struttura e il comportamento che il microrganismo assume nell’organo umano. I risultati delle ricerche furono davvero strabilianti: la sua capacità di sopravvivenza in un ambiente acido ha spiazzato i medici.

Helicobacter pylori quali sono i sintomi

L’infezione da Helicobacter Pilory può avvenire secondo diverse modalità. La più comune è la trasmissione diretta da persona a persona tramite saliva o feci: in esse, sono stati trovati infatti residui del batterio.

Altre cause scatenanti sono l’assunzione di acqua contaminata e la scarsa igiene. 

E a tal proposito, secondo diversi studi statistici, l’helicobacter pilory è principalmente diffuso nelle aree in via di sviluppo e nella persone adulte: prendendo a campione la fascia d’età che va dai 40 ai 60 anni, quasi il 50% dei soggetti ne risultano affetti.

Tutti ne siamo portatori ma come vi abbiamo accennato in precedenza, è difficile che si verifichi l’infezione in quanto il batterio vive tranquillamente nell’ambiente mucoso dello stomaco. 

Ma come ci si accorge della presenza di un’infiammazione da Helicobacter Pilory? 

I primi campanelli d’allarme sono un forte senso di bruciore nell’epigastrio, ossia la parte superiore dell’addome. E la cosa più importante è che si verifica principalmente a stomaco vuoto, ad esempio appena svegli o comunque lontano dai vari pasti. 

Altri sintomi correlati sono la nausea, la perdita di appetito, gonfiore addominale, perdita di peso improvviso e il vomito. 

Ovviamente, nel caso in cui doveste percepire questi malesseri, non bisogna dar per scontato che si tratti di tale patologia. Pertanto, sarà bene effettuare una diagnosi, in modo da comprendere nel dettaglio di cosa si tratti. 

Helicobacter pylori come si fa il test

Sottoporsi ad una serie di esami clinici è fondamentale per poter diagnosticare un eventuale infezione. Eccone alcuni:

Test del respiro. Il test del respiro (in inglese breath test), è basato sulla misurazione dell’ anidride carbonica nella fase di espirazione. Qui il medico esperto saprà constatare il livello di presenza dell’urea, un composto chimico organico. 

Endoscopia. Esso è uno degli esami più attendibili per scoprire tutte le possibili patologie. Consiste nel prelievo di biopsie, ossia campioni del duodeno e delle mucose all’interno dello stomaco. 

Test sugli anticorpi. Si tratta di un test sierologico, che va ad individuare la quantità di anticorpi IgG nel sangue. 

Attraverso i vari esami, si ha quindi l’opportunità di individuare l’ulcera duodenale. 

Ulcera duodenale

È proprio l’helicobacter pilory a generare l’ulcera duodenale. Quest’ultima però, non va affatto confusa con l’ulcera gastrica. Sono due problematiche differenti, seppur entrambe correlate allo stomaco. 

L’ulcera duodenale (indicata con la sigla UD) è principalmente causata dall’ipersecrezione acida. Si localizza a circa 3 cm dal piloro, nel bulbo duodenale.

L’ infiammazione del batterio, si può manifestare anche sotto forma di ulcera peptica o nei peggiori dei casi, può diventare cronica, comportando alcune emorragie e un cancro allo stomaco (ma è davvero raro). 

Cura per helicobacter pylori

E adesso ci si chiede… come porre fine a questo calvario?

Ci sono diversi medicinali in grado di curare l’infiammazione da Helicobacter Pilory. Solitamente, il medico consiglia il consumo di alcuni antibiotici. Ecco i tre più efficaci:

  • Amoxicillina 2000 mg/die + claritromicina 1000 mg/die + IPP dose standard;
  • Claritromicina 500 mg/die + metronidazolo 1000 mg/die + IPP dose standard;
  • Tetraciclina 2000 mg/die + metronidazolo 1500 mg/die + bismuto subcitrato 480 mg/die + IPP dose standard

Inoltre, non bisogna affatto sottovalutare la questione alimentazione. Gli antibiotici svolgono gran parte del lavoro ma per una pronta guarigione, è necessario scegliere accuratamente cosa mangiare nella quotidianità.

Pertanto, dare precedenza a dei piatti semplici e dalla cottura salutare, ad esempio quella al vapore, al forno, alla griglia o alla piastra. Assumere in maniera bilanciata carboidrati, fibre e proteine e cercare di consumare i pasti senza troppa fretta. Masticare quindi lentamente così da non rendere difficile il processo di digestione. 

Prevenzione

In conclusione, possiamo dire che per l’helicobacter pilory esistono una serie di cure certificate. Tuttavia, la prevenzione ci insegna che attraverso una serie di regole comportamentali possiamo evitare di gran lunga il suo insorgimento.

Ad esempio, per restare in tema alimentazione, si consiglia vivamente di ridurre o addirittura eliminare il consumo di:

  • Piatti pronti (ad esempio sughi confezionati o cibi in scatola)
  • Cibi troppo piccanti o speziati
  • Bibite gassate (coca cola, aranciata e via dicendo)
  • Salumi ricchi di grassi (salame, mortadella ecc)
  • Cibi fritti (i più nocivi per lo stomaco)
  • Salse (ketchup, maionese e così via)

Sì invece a:

  • Pasta, riso, pane (con moderazione)
  • Olio a crudo
  • Frutta e verdura
  • Camomilla e tisane con effetti calmanti e depurativi
  • Ortaggi (ad esempio patate, carote, finocchi)
  • Pesce fresco
  • Carni magre
  • Salumi poveri di grasso (bresaola, fesa di tacchino, prosciutto crudo)
  • Carni bianche (pollo, tacchino ecc)

Da assumere con molta moderazione: cioccolato, vino, agrumi, caffè.

Seguendo questi consigli, riuscirete a condurre uno stile di vita sano. Allo stesso tempo però, dovrete tagliar fuori dalla vostra routine il fumo e ridurre di gran lunga tutte le bevande alcoliche.

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