Ghiaccio delle bevande poco salutare

I cubetti di ghiaccio nelle bevande? Un covo di batteri, muffe e coliformi. A dirlo, o meglio, a ribadirlo è un recente studio effettuato presso l’Università di Palermo. Il Dipartimento Scienze Agrarie e Forestali dell’ateneo siciliano ha effettuato l’indagine sul ghiaccio prodotto da 5 industrie di settore, altrettante attività di ristorazione (bar e pub) e infine da 5 freezer casalinghi. Una volta che i cubetti si sono sciolti, l’acqua è stata sottoposta ad un’analisi microbiologica, in modo da rilevare eventuali contaminazioni.

I risultati ottenuti sono tutt’altro che rassicuranti. Nel ghiaccio auto-prodotto da bar e pub è stata riscontrata la presenza di batteri enterococchi (tre campionature su cinque) e coliformi (in tutti i cubetti), mentre in quello industriale sono assenti coliformi, mentre gli enterococchi sono stati trovati in due campioni su cinque. Tra le mura domestiche la situazione non è molto differente: si sono trovate tracce di batteri pseudomonas in tutti i campioni, solo in un caso anche di coliformi e muffe di vario genere.

Se quest’ultime non destano preoccupazioni, il discorso cambia per ciò che concerne batteri e coliformi: gli Enterococchi possono causare la resistenza agli antibiotici; i Coliformi sono universalmente utilizzati come indicatori di inquinamento sia delle acque sia degli alimenti e rischiano di causare in soggetti deboli, come anziani, bambini o immunodepressi, patologie gastro-intestinali non banali; i batteri trovati nel ghiaccio casalingo posso essere responsabili di epidemie potenzialmente gravi.

Da qui la necessità di linee guide per salvaguardare la salute dei consumatori. In tal senso il Ministero della Salute ha redatto un elenco “salva-aperitivo“, chiamato “Manuale per la corretta prassi operativa per la produzione del ghiaccio alimentare”. L’obiettivo del documento è quello di fornire un vademecum agli addetti ai lavori in modo tale da realizzare un prodotto privo di contaminanti.

Ghiaccio_contaminato

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