Foodporn: cibo, foto e gusto

Fotografare il cibo è la moda del momento. Per molti è una fonte di divertimento e di socializzazione, per altri un vezzo totalmente inutile che fa solo correre il rischio di mangiare la pietanza fredda.

Ma il “foodporn”, così è stata etichettata tale pratica, ha raggiunto livelli di diffusione talmente elevanti da attirare l’interesse dei ricercatori. Diversi studi si sono concentrati sull’argomento, arrivando alla conclusione che: fotografare il cibo lo rende più buono.

Sì, lo so, molti di voi avranno assunto un’espressione molto scettica, ma a quanto pare siamo esseri facilmente suggestionabili.

Foodporn: lo studio

I ricercatori del dipartimento di Food marketing della St. Joseph’s University di Philadelphia e della School of business administration dell’università di San Diego hanno condotto uno studio su 120 persone provenienti dai due atenei, coinvolgendoli in tre diverse tappe.

Nella prima le hanno invitate a mangiare una fetta di torta e un’insalata. Ad alcuni è stato chiesto di scattare una foto prima di iniziare a consumare il piatto; il secondo gruppo, invece, poteva mangiare senza questo “rituale”. I risultati, pubblicati sul Journal of consumer marketing, hanno evidenziato che il passaggio fotografico ha determinato un livello superiore di gratificazione, ma solo per la torta.

In un altro test i ricercatori hanno esplorato la differenza fra cibo salutare e cibo normale immortalati in una foto, uno step propedeutico al terzo test, in cui hanno tentato di capire come la circolazione di immagini possa influenzare il nostro giudizio su una pietanza.

I ricercatori hanno così scoperto che venire a conoscenza del fatto che anche altre persone stanno consumando il nostro stesso cibo, ci spinge ad apprezzarlo di più, persino se si tratta di una semplice insalata.

Non solo, a far sembrare più buono il cibo è anche la preparazione della foto: la luce, l’angolazione giusta, la disposizione delle posate, i filtri da applicare.

“Produrre foto – spiegano gli studiosi – causa un momentaneo ritardo nel consumo del prodotto, che aumenta non solo il piacere del mangiare in sé, ma anche la valutazione del piatto quando il consumo ha effettivamente luogo.”

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