A seguito della strage di cristiani alle due chiese copte in Egitto, Mar Girgis a Tanta (a nord del Cairo) con 2000 presenti all’interno e San Marco ad Alessandria, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi annuncia in Tv la dichiarazione dello stato di emergenza per 3 mesi.

Lo stato di emergenza, in sostanza, sospende il diritto a qualsiasi manifestazione e le adunate di oltre 5 persone, permette fermi a tempo indeterminato ed i procedimenti giudiziari da parte di tribunali militari, estende i poteri della polizia.

Il presidente al Sisi ha anche ordinato il dispiegamento di unità speciali dell’esercito allo scopo di garantire la sicurezza nei luoghi più a rischio dell’Egitto.

 

Il bilancio dei morti in Egitto

Sono 45 i morti (27 a Tanta e 18 ad Alessandria) e 118 i feriti: questo è il triste bilancio complessivo dopo l’attentato alle due chiese copte in Egitto che hanno macchiato di sangue e dolore la domenica delle Palme, giornata simbolo della cristianità.

L’Isis ha rivendicato gli attacchi dei kamikaze alle due chiese attraverso l’agenzia Amaq facendo ripiombare il Paese nell’incubo del terrorismo a 3 settimane dalla visita del Papa.

 

Il terrore che semina confusione

Rabbia, sgomento, paura, confusione, incertezza.

In Egitto, c’è aria di agitazione ed ostilità nei confronti di un governo che “non ci protegge”.

Le persone testimoni dei due attentati, presenti nelle chiese, hanno urlato “il governo non ci protegge!”, tra un senso di frustrazione e rabbia, di fronte alla massiccia barriera delle forze di sicurezza arrivate troppo tardi sul luogo degli attentati pur essendo riusciti a disinnescare due bombe nella moschea Sidi Abdel Rahim di Tanta.

Il papa copto Tawadros II reagisce dichiarando: “Questi atti di viltà dimostrano che il terrorismo non ha religione” ma “non danneggeranno l’unità di questo popolo e la sua coesione. Gli egiziani resteranno uniti di fronte al terrorismo finché non sarà sradicato”.

La promessa del premier egiziano è che si indagherà sui due attentati ed i responsabili verranno puniti.

 

In attesa dell’incontro del patriarca copto e papa Francesco

Il patriarca copto Tawadros II, capo di 8 milioni di cristiani egiziani, incontrerà (come pure il presidente al Sisi ed il grande imam di al-Azhar Ahmed al Tayyib) papa Francesco, che si prepara alla prossima visita in Egitto prevista per il 28 e 29 aprile.

Un incontro che intende proseguire il dialogo iniziato nel 1973 (dopo 15 secoli) tra Paolo VI ed il patriarca Shenuda III. 

Durante l’Angelus, papa Francesco ha espresso il suo profondo cordoglio per la comunità egiziana aggiungendo “il Signore converta i cuori delle persone che seminano terrore, violenza e morte, e anche il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi“.

Parole di pace contro le parole di odio dell’Isis trasmesse dall’agenzia dello Stato islamico Amaq per rivendicare gli attacchi alle due chiese.

Isis ha tenuto a sottolineare che gli attentatori sono egiziani: il nome dell’attentatore di Alessandria è Abu al-Baraa al-Masri, quello di Tanta è Abu Isaac al-Masri.

La solidarietà dall’Europa ed altri Stati

Il presidente al Sisi dovrà gestire una situazione difficile, ora che è stata rimessa in discussione dal sangue versato quella sicurezza che aveva promesso e garantito a caro prezzo, con la militarizzazione del Paese.

L’Egitto ha ricevuto manifestazioni di solidarietà da parte dei Paesi europei (Italia, Germania, Francia), degli USA, della Turchia, di Israele e Palestina.

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