Ieri si è svolta la discussione alla Camera del disegno di legge sul cyberbullismo, una legge che “rafforza il lavoro che stiamo facendo come ministero attraverso la formazione di studenti e docenti” ha spiegato il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, presente a Milano in occasione dell’evento di sensibilizzazione “Condivido – il manifesto della comunicazione non ostile nelle scuole”.

Un manifesto di civiltà che dovrebbero leggere i media ed i politici, ha aggiunto il ministro Fedeli, perché innanzitutto fa riflettere i ragazzi su cosa succede quando si usano parole di odio responsabili di violenze e discriminazioni.

Scopriamo cosa prevede il disegno di legge sul cyberbullismo, punto per punto.

 

Istanza di oscuramento

I ragazzi dai 14 anni in su (o i loro genitori) possono richiedere la rimozione di un contenuto pubblicato sui social o su un sito tramite istanza di oscuramento.

Parallelamente alla lotta contro il cyberbullismo, il Ministero dell’Istruzione intende dare alle scuole linee guida su come ci si comporta di fronte alle vittime di cyberbullismo, dalla prevenzione alla soluzione di problemi in atto.

Fatebenefratelli di Milano, ad esempio, accoglie e sostiene ragazzi che hanno subito atti di bullismo.

 

Cyberbullismo: l’ammonimento del questore

Chi commette atti di cyberbullismo verrà ammonito dal questore.

E’ importante sensibilizzare i genitori, informarli sull’esistenza di strutture cui potersi rivolgere.

E’ fondamentale riconoscere i segnali per intervenire in tempo e prevenire atti di bullismo.

 

L’uso consapevole della rete

Le parole di odio, violenza, scherno e discriminazione fanno male, causano dolore, restano e, talvolta, portano al suicidio come è successo nel 2013 alla 14enne Carolina Picchio, vittima di cyberbullismo.

Insegnare l’uso consapevole della rete è un passo importante per frenare il preoccupante fenomeno e permettere ai ragazzi delle scuole secondarie di difendersi e prevenire eventuali atti di bullismo.

Evitare un linguaggio negativo, aggressivo per ridurre e combattere gli atteggiamenti violenti: questo è essenziale, arginare le parole ostili, le parole di odio diffuse nei social, all’interno di una società sempre più digitalizzata.

 

I 10 principi del manifesto

Il manifesto di lotta contro il cyberbullismo è promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo: attraverso 10 principi, mira a contrastare gli hate speech (i linguaggi negativi, le parole di odio) tra i ragazzi.

Tra i 10 punti, compaiono concetti brevi e semplici (facili da scrivere, un po’ meno da mettere in pratica quotidianamente): “condividere è una responsabilità”, “si è ciò che si comunica”, “prima di parlare bisogna ascoltare”,virtuale è reale”, “le parole hanno conseguenze”.

I quattro eventi in simultanea del manifesto (organizzati a Milano, Trieste, Cagliari e Matera) sono stati seguiti in streaming da 30 mila studenti.

 

L’obbligo della scuola, la responsabilità dei social network

La scuola ha l’obbligo di dare gli strumenti giusti ai ragazzi, spesso ignari di quanto possano rivelarsi pericolose le conseguenze scatenate da parole ed azioni negative.

Il Miur partecipa all’iniziativa, i genitori devono essere coinvolti assolutamente, così come i media, i colossi del web responsabili delle reti: il cyberbullismo riguarda tutti.

I social network devono essere responsabili di ciò che viene pubblicato ed immesso nella rete.

Gli studenti devono saper riconoscere la falsa informazione, verificando le fonti, pretendere la vera conoscenza e difendersi anche dalla fake news, le bufale. Un argomento, quest’ultimo, affrontato anche con Laura Boldrini, presidente della Camera.

L’uso consapevole della rete come materia di insegnamento: per fare questo occorre investire sulla formazione degli insegnanti.

 

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