«Con problemi di infertilità esami più approfonditi permettono terapie sempre più personalizzate», spiegano dal centro per la medicina della riproduzione ProCrea.

Dalla donna che dopo dieci aborti spontanei ha avuto una gravidanza naturale alla quarantenne che ha fatto cinque tentativi con le tradizionali tecniche di procreazione assistita e, solamente dopo uno screening del globulo polare, ha avuto una gravidanza, per arrivare alla soluzione di un grave problema di infertilità maschile. Sono solamente alcuni casi in cui la genetica ha dato un importante contributo al coronamento di un sogno: quello di diventare genitori. «Le analisi genetiche svolgono oggi un ruolo determinante nell’ambito della fertilità», afferma Michael Jemec, specialista in medicina della riproduzione e tra i fondatori del centro ProCrea di Lugano (Svizzera). «La genetica ha rivoluzionato il mondo della procreazione assistita offrendo nuovi scenari e nuove possibilità di intervento, ma soprattutto permettendo di personalizzare le terapie per le coppie che sono alla ricerca di un figlio».

Aggiunge Giuditta Filippini direttrice di ProCreaLab, il laboratorio di genetica del centro di medicina della riproduzione ProCrea: «Tutti i nostri geni sono stati sequenziati e di molti conosciamo la funzione: grazie a queste informazioni riusciamo a comprendere, quindi ad intervenire, meglio anche sul complesso processo riproduttivo».
Parlare di analisi genetiche non è parlare esclusivamente dell’analisi preimpianto. «La pgd è solamente una delle applicazioni della genetica alla procreazione assistita», continua Filippini. «Abbiamo avuto situazioni di poliabortività che dipendevano da un problema di coagulazione; curata la coagulazione, la donna ha avuto una gravidanza naturale, quindi senza dover far ricordo a tecniche di inseminazione in vitro».

Inoltre la genetica ha fatto passi da gigante, come dimostrato da alcuni esami quali lo screening del globulo polare e il Praenatest. Spiega la direttrice di ProCreaLab: «Con lo screening per le aneuploidie, cosiddetto pgs, siamo in grado di individuare l’ovocita migliore e così aumentare i livelli di successo. Una causa riconosciuta di infertilità è infatti la produzione di embrioni con anomalie a livello del numero di cromosomi; un fenomeno che si riscontra principalmente nelle donne con più di 38 anni. Controllare gli ovociti, prima di procedere ad un impianto, permette di ridurre i rischi di fallimento e aumentare le percentuali di maternità». Il Praenatest ha invece rivoluzionato l’approccio alla diagnosi di specifiche malattie nel feto. «Senza alcun prelievo di tessuto, quindi senza alcun intervento invasivo, è possibile determinare la presenza di un’anomalia cromosomica: la trisomia del cromosoma 21 dalla quale dipende la sindrome di Down. Il tutto viene reso possibile con un semplice prelievo di sangue».

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