Psicologi e psicoterapeuta no, psicofarmaci sì. Sembra essere questa la ricetta preferita da molti italiani e lo confermano anche gli ultimi dati raccolti dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr che stima in almeno 7 milioni (tra i 15 e i 74 anni) le persone utilizzanti almeno una volta l’anno queste pastiglie.

La scelta dei farmaci viene giudicata la più veloce e pratica per affrontare i problemi della mente, profondi o più lievi. E visto che la ricerca considera soltanto il consumo di psicofarmaci sotto prescrizione, medica, che sono gli unici rintracciabili, è possibile che in realtà il numero sia ancora maggiore perché esiste un florido mercato nero che viene scelto in particolare dagli adolescenti e da chi comunque non vuol fare conoscere la sua situazione di disagio.

Psicofarmaci statistica


Come evidenzia lo studio del Cnr, mentre la tradizionali droghe (pesanti o leggere) sono considerate più cose da uomini, in questo caso invece la percentuale delle donne sale in maniera evidente. Sono infatti quasi tre milioni di donne (il 12,6% del totale complessivo di quelle che vivono in Italia) mentre la percentuale degli uomini pari al 7,8% di tutti gli italiani.
In particolare chi utilizza psicofarmaci in maniera sporadica oppure costante nel corso dell’anno punta su tranquillanti e ansiolitici. A seguire troviamo i sonniferi che sono scelti da circa 2,6 milioni di persone e gli antidepressivi (altri 2,4 milioni di persone).

Data che sono stati confermati anche dall’ultima relazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco: in testa alle vendite ci sono fluoxetina (Prozac), paroxetina (Daparox) e sertralina (Zoloft), affiancati di recente dagli antidepressivi di seconda generazione, ma cresce anche il consumo delle benzodiazepine come bromazepam (Lexotan), diazepam (Valium), alprazolam (Xanax), lorazepam (Tavor). Una spesa complessiva, solo in questo specifico settore, pari a circa 350 milioni di euro l’anno.

Psicofarmaci per attacchi di panico ed ansia


Il problema di fondo è che questi psicofarmaci possono essere efficaci per il sintomo, ma non certo sulle cause. Attacchi di panico, ansie, fobie hanno spesso radici più profonde, che andrebbero sottoposte all’analisi di uno specialista. Ma agli italiani piacciono di più le scorciatoie.

In Italia, come in molti altri paesi, l’uso di psicofarmaci per trattare attacchi di panico e ansia è diffuso. Gli psicofarmaci comunemente prescritti per questi disturbi includono: Benzodiazepine: Farmaci come alprazolam (Xanax), lorazepam (Ativan), e diazepam (Valium) vengono spesso utilizzati per il trattamento a breve termine degli attacchi di panico o dell’ansia acuta. Antidepressivi: In particolare, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) come fluoxetina (Prozac), sertralina (Zoloft), e paroxetina (Paxil) sono spesso prescritti per il trattamento a lungo termine dell’ansia e dei disturbi di panico.

Buspirone: Questo farmaco è utilizzato per il trattamento dell’ansia generale ed è meno probabile causare dipendenza rispetto alle benzodiazepine. Antipsicotici: In alcuni casi, specialmente quando l’ansia è accompagnata da sintomi psicotici, possono essere prescritti antipsicotici come quetiapina (Seroquel) o olanzapina (Zyprexa).

Le statistiche specifiche possono variare nel tempo e sono spesso raccolte da organizzazioni sanitarie nazionali o agenzie governative. Per dati aggiornati sulle statistiche riguardanti l’uso di psicofarmaci per attacchi di panico e ansia in Italia, ti consiglio di consultare fonti come l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) o il Ministero della Salute italiano.

Psicofarmaci e malattia mentale: perchè è ancora tabù?

È vero che, storicamente, le malattie mentali sono state stigmatizzate e spesso trascurate rispetto alle malattie fisiche. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse e consapevolezza riguardo alle questioni legate alla salute mentale.

Ci sono diverse ragioni per cui in passato le malattie mentali potrebbero non essere state ampiamente discusse:

Stigma e Discriminazione: La società ha spesso associato un stigma alle malattie mentali, creando un clima in cui le persone esitano a parlare apertamente dei propri problemi mentali per paura di essere giudicate o discriminate.

Mancanza di Consapevolezza: In passato, c’era una mancanza di consapevolezza sulla natura delle malattie mentali e sui modi per trattarle. Questa mancanza di conoscenza contribuiva a una scarsa discussione pubblica.

Reticenza a Condividere Esperienze Personali: Molte persone con problemi di salute mentale potrebbero sentirsi riluttanti a condividere le proprie esperienze a causa del timore di essere fraintese o di ricevere giudizi negativi.

Tuttavia, la situazione è in evoluzione. Negli ultimi anni, campagne e movimenti per la salute mentale sono cresciuti, promuovendo la consapevolezza, la comprensione e la riduzione del stigma associato alle malattie mentali.

Celebrità, figure pubbliche e attivisti hanno contribuito ad aprire la discussione pubblica sulla salute mentale, spingendo per un cambiamento culturale e normativo. È importante continuare a promuovere la consapevolezza e l’apertura sulle questioni legate alla salute mentale per incoraggiare una società in cui le persone si sentano a loro agio nel cercare aiuto e parlare apertamente delle proprie esperienze.

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