La storia

Montecilfone, è un paese di circa 1.363 abitanti, situato in Molise più precisamente in provincia di Campobasso. Si trova su una collina che sta a 405 metri sopra il livello del mare, in particolare quello Adriatico. Il paese si trova anche vicino al fiume Biferno.

Montecilfone è un comune agricolo medievale, che presenta un indice di vecchiaia davvero molto elevato. Presenta un’etnia di origine greco-albanese, che tutt’oggi viene tutelata. Il centro storico presenta le classiche caratteristiche dell’architettura urbana medievale, mentre la zona nuova è rappresentata da costruzioni più moderne, soprattutto condomini.

Le prime notizie inerenti a questo paese, risalgono al lontano 1102. All’epoca però era noto con il nome di Mons Gilliani. Nel corso dei secoli, la località cambiò diversi nomi: nel 1309 ad esempio fu chiamata Castrum Gylphoni, mentre nel 1325 viene citato come Mons Filfonis. Tre anni dopo il nome cambiò ancora e si trasformò in Moncelfoni, finché nel 1608 si arrivò al nome odierno ovvero Montecilfone.

Nel 1442 il piccolo abitato apparteneva ai conti di Montagano. Essi poi con il permesso di Re Alfonso I D’Aragona, lo vendettero ai Guglionesi. In quell’epoca il comune non era altro che un piccolo casale abitato da pastori. Nel 1456 però vi fu un terremoto che lo distrusse completamente. Gli abitanti quindi trovarono rifugio Palata e Guglionesi; e il casale rimase disabitato per un po’ di tempo.

Nel 1508, poi il feudatario di Guglionesi decise di ripopolarlo ospitando una colonia di albanesi; che a quei tempi venivano chiamati “greci”. Fino al 1700 gli abitanti del feudo osservarono il rito greco- ortodosso che era stato tramandato dagli antichi fondatori. Ancora oggi a Montecilfone, è facile osservare delle differenze linguistiche del dialetto croato-molisano rispetto agli altri comuni della regione; e questo vale anche per l’architettura.

La chiesa di San Giorgio

Tra gli edifici e luoghi d’interesse di questo comune italiano, spicca la chiesa di San Giorgio. Essa è l’edificio architettonico che più rappresenta la città. Documenti storici attestano che la chiesa esiste fin dal 1618, ma si pensa che sia stata costruita almeno un secolo prima; proprio durante la colonizzazione croato-albanese del paese.

Stando poi sempre ai documenti, la chiesa di San Giorgio Martire inizialmente venne intitolata a san Pietro Apostolo; proprio perché gli abitanti fino al 1700 osservavano il rito greco. Successivamente poi, quando fu assunto il rito latino la parrocchia fu dedicata a San Giorgio, patrono del paese.

Secondo quanto riportato dai documenti vescovili di Larino, in origine la chiesa era sprovvista di arredi e fu più volte a rischio di crollo. Aveva anche due altari laterali del Rosario e di Sant’Antonio Abbate, e la messa veniva celebrata soltanto una volta al mese.

I redditi della chiesa erano piuttosto scarsi, e si traducevano in decime e 2 case da affittare. Il vescovo di quel tempo, Michele Petirri, fu quindi costretto a chiedere al comune un censo annuo di 15 scudi. Inoltre si occupò lui personalmente dei restauri.

Nel 1732 la chiesa comparve anche in una descrizione molto più ricca, dove si faceva menzione anche di arredi sacri. Nel 1753 invece la chiesa viene descritta in cattivo stato di conservazione, ed è proprio in quel periodo che si ricava realizza l’antico impianto a croce greca. Infatti, fu il vescovo Giannelli a proporre una ristrutturazione radicale, in modo tale che la chiesa fosse ingrandita e ricostruita quasi daccapo.

La restaurazione avvenne come progettato, però a causa della cattiva gestione, nel 1861 fu necessaria una seconda ristrutturazione. Fu quindi riaperta al culto ma questa volta in stile neoclassico.

La chiesa all’esterno e all’interno

Nel corsi dei secoli la chiesa di San Giorgio ebbe bisogno di altri interventi di restaurazione per danni provocati da alcuni terremoti. L’odierna struttura dell’edificio sacro, presenta un impianto rettangolare con una semplice facciata a capanna. Essa è intonacata di bianco, ed è provvista anche di un portale e un finestrone ad oculo superiore. Il timpano della cornice, invece è di forma triangolare.

La chiesa è dotata anche di un campanile a torre, che è anche l’unico elemento originale ormai rimasto. Esso è realizzato in pietra locale sbozzata, ed è dotato di un arco stretto alla base, per accedere al borgo vecchio. Inoltre, è provvisto anche di una cella campanaria e la sommità è poi decorata con delle merlature.

L’interno della chiesa invece si presenta come una navata unica e sulla parete dell’altare è decorata da un finestrone istoriato, dove è possibile notare l’effige della Madonna Grande.

Il bosco di Corundoli

Altro luogo d’interesse di Montecilfone è il bosco di Corundoli, che si trova proprio all’ingresso del paese. Esso fu un antico possedimento dei cavalieri di Malta, molto interessante sia per la flora che per il suo terreno carsico.

Nell’antichità il legno fornito dal bosco veniva impiegato come combustibile, mentre il bosco stesso veniva utilizzato come pascolo.

La strage di Montecilfone

Durante il periodo del Risorgimento, Montecilfone fu il luogo in cui avvenne un episodio molto triste; caratterizzato da violenza e vendetta in una circostanza di instabilità politica.

Infatti alcuni soldati dell’ormai disciolto esercito borbonico, guidati da Federico Saverio Farano, pianificarono un’insurrezione popolare. Essi trascinarono la folla in incendi saccheggi ed uccisioni. Furono fermati da un plotone dell’esercitò, però una delle vittime dei briganti, tale Giuseppe D’Inzeo Flocco organizzò una rappresaglia piuttosto violenta verso i compaesani.

Egli approfittò del momentaneo vuoto di potere e di un paese devastato dagli incendi e da morti, per guadagnarsi la stima dei soldati e trasformarsi così da vittima a carnefice. Si vendicò quindi degli affronti presenti e passati, e grazie all’inganno riuscì a radunare tutti i cittadini nella chiesa di Montecilfone. Trentaquattro di essi furono fucilati, e trentacinque furono invece incarcerati.

Nei giorni seguenti il numero delle vittime crebbe fino ad arrivare a 59.

Il terremoto del 2018

Come abbiamo visto, la storia di questo paese, è stata caratterizzata da numerosi terremoti avvenuti nel corso dei secoli. L’ultimo di essi si è verificato il 16 agosto 2018. Alle 20,19 Montecilfone è infatti stato l’epicentro di un sisma di magnitudo 5,2, che è stato sentito in tutto il centro sud. La scossa ha provocato alcuni crolli e danni ad edifici, ma fortunatamente non si sono registrati né vittime ne feriti.

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