Come è nato l’anno bisestile
La storia dell’anno bisestile affonda le sue radici nel mondo classico. Fu infatti Giulio Cesare a iniziare il processo che avrebbe poi trovato la sua conclusione con la riforma di Papa Gregorio XIII. Tante le problematiche e le dicerie apparse negli anni intorno a questo avvenimento.
Anno bisestile con Cesare
Prima delle modifiche apportate da Giulio Cesare, il calendario romano si basava su quello Numano, voluto da re Numa (da qui il suo nome), che aveva 344 giorni. Nel 46 a.C., Cesare, con la consulenza dell’astrologo Sosigene, diede alla luce il nuovo calendario dei Romani, chiamandolo Giuliano, in suo onore. Esso si basava sull’anno solare e aveva 365 giorni più 1/4, ma siccome questa frazione creava confusione, si decise di eliminarla e di recuperarla interamente in un unico giorno, da aggiungere ogni quattro anni ripetendo il sesto giorno prima delle calende di marzo. Si ebbe così il Bis sextus dies ante calendas martias, da dove deriva il termine “bisesto”.
In seguito a svariati e complicatissimi calcoli, si stabilì che gli anni bisestili fossero scelti tra quelli divisibili per 100, mente il giorno fu aggiunto a febbraio, che allora aveva 29 giorni, diventando così di 30 giorni ogni 4 anni.
Anno bisestile con Augusto
L’imperatore, non pienamente soddisfatto di quanto deciso in precedenza, cambiò ulteriormente il calendario: tolse un giorno da febbraio e lo aggiunse ad agosto, il suo mese. In questo modo febbraio scese a 28 giorni (29 quanso era bisesto) mentre agosto arrivò a 31.
Anno bistestile: calendario Gregoriano
Nel corso del tempo, però, calendario civile e l’anno solare continuarono a non andar molto d’accordo, in quanto il giorno in più non pareggiava esattamente i conti con l’anno solare. Per questo motivo Papa Gregorio XIII, nel 1582, decise di far saltare i giorni dal 4 al 15 ottobre per riportare l’equinozio di primavera al 21 marzo e stabilì di considerare bisestili solo gli anni divisibili per 400.
Anno bisestile anno funesto
La brutta fama dell’anno bisestile deriva dal fatto che per i Romani febbraio era un mese triste, in quanto si celebravano diverse ricorrenze funebri. Era infatti il Mensis Feralis, ovvero il mese dei morti.